Lui & Lei
Aspettando di incontrare germana 1° parte
di Liliana1980
20.10.2022 |
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"Nel frattempo mi ero voltata a guardare la proiezione, c’era la regina che chiedeva allo specchio..."
Torna la vostra amata Lilly, perciò andiamo avanti con le mie avventure giovanili.Sabato pomeriggio, fuori c’è un tiepido sole, non me la sento di stare in casa, ho un appuntamento con Germana, andremo a cena in un locale Brasiliano.
Papà e mamma sono in giro per il mondo, mia sorella frequenta l’università e non verrà a casa, zia è in servizio, perciò.
Decido di uscire, andare in centro a guardare le vetrine, visto che ci sono i saldi, vediamo se c’è qualcosa di bello.
Il tiepido che indovino all’esterno mi fa decidere di mettermi una gonna lunga fino al ginocchio, camicetta, pullover, slip, niente reggiseno, non mi serve, almeno per il momento, autoreggenti, stivali, e per completare, il cappotto in Goretex, lungo fin sotto al ginocchio, meglio cautelarmi, non vorrei, pentirmene.
Mai idea fu più azzeccata, dopo un’oretta che giravo per il centro, causa un improvviso annuvolamento, il sole era sparito, con la conseguenza che la temperatura si abbassò notevolmente, aiutata da un freddo vento di ponente, anche se il cappotto, almeno in parte, mitigava il freddo.
Vagabondai ancora un po’, non trovavo nulla di interessante, entravo ed uscivo quasi subito, fu così che mi ritrovai davanti al cine-teatro,
C’era parecchia gente che vi entrava, notai che in maggioranza erano bambini accompagnati dai genitori o dai nonni, incuriosita entrai per vedere cosa facevano, sorrisi quando vidi il titolo, proiettavano Biancaneve, altro sorriso al pensiero di quante volte l’avevo vista, ma notai una scritta sui cartelloni, proiezione digitale con nuovi effetti sonori, chissà cosa volevano dire, le inventavano tutte per attirare gente, ne approfittai per rimanere lì una decina di minuti al calduccio, tanto che la hall era oramai vuota, erano tutti entrati, stavo per uscire, quando mi resi conto che avrei dovuto aspettare tre ore prima di poter incontrare Germana, di ritornare a casa, neanche parlarne, non sarei più uscita, dando un grosso dispiacere alla mia cara cuginetta, di rinchiudermi in qualche bar, neanche a parlarne, la cosa non mi attirava, mi balenò l’idea di fermarmi ed assistere alla proiezione, almeno sarei rimasta al caldo per quasi tutto il tempo, ci pensai un bel po’, non è che l’idea mi attraesse troppo, rinchiudermi in un cinema, di sabato pomeriggio, non era il massimo, ma dall’altra parte, fuori faceva veramente freddo.
Va bene, decisi per il si, entrai, andai alla cassa, una simpatica cassiera, prima di staccare il biglietto, si sentì in dovere di dirmi..
“guardi che è uno spettacolo per bambini”
“lo so, ho visto le locandine, ma fuori fa troppo freddo e non voglio congelarmi aspettando l’ora dell’appuntamento”.
Mi guardo come volessi dirmi, “contenta tu”.
Mi fece il biglietto e mi incamminai lungo il corridoio che conduceva alla sala, ma poco prima dell’entrata fui fermata dall’uomo addetto al controllo dei biglietti.
“signorina guardi che la sala è piena di ragazzi scatenati”.
“ne sono stata informata dalla sua collega”.
“allora perché non sale in un palchetto, potrà assistere alla proiezione in santa pace?”.
“a dir la verità non è che il film mi interessi più di tanto, devo far venire le sette e desidero farlo al caldo”
“questo non vuol dire dover sopportare le urla dei ragazzi”.
“ha ragione, ma scusi, non si deve fare un altro biglietto?”.
“non si preoccupi per questo, aspetti qualche minuto che poi l’accompagno”.
Mi misi in disparte, togliendo il cappotto, faceva caldo.
Guardai con più attenzione l’uomo che mi aveva fermato, avrà avuto fra i 50 e i 60 anni, vestiva una specie di divisa, ma quello che mi colpì fu il fisico, asciutto, per nulla cadente, pensai che facesse palestra, o qualche attività sportiva, insomma detta fra di noi, il tipo di uomo che piace a me, sia chiaro, erano solo pensieri, non avevo in mente nulla, stavo solo facendo congetture, giusto per far passare il tempo, oltretutto avevo in programma una bellissima serata con Germana e con lei non ci si annoiava, in tutti i sensi, non so se avete capito.
Immersa in questi pensieri e congetture, quasi non sentii la sua voce.
“arrivo, avviso la signorina che strappi lei i biglietti se arrivasse qualche altra persona, ma oramai non entra più nessuno, la proiezione è iniziata”.
Un attimo dopo fu di ritorno.
Qui guadagnò altri due punti, uno perché disse.
“prego mi segua le faccio strada”.
Chiunque altro, vedendo che avevo tolto il cappotto, mi avrebbe fatto passare per poter ammirare, con calma, il panorama che gli avrei offerto, con la gonna che mi fasciava il fondoschiena, nulla da dire, un vero gentiluomo.
Secondo punto, l’agilità con la quale salì la scala, non aveva il fiatone, nè quel passo pesante che ha la maggioranza dei suoi coetanei, questo mi diede la conferma che faceva senza dubbio sport.
Salimmo una scala che indovinai conducesse ai vari palchetti.
“faccia attenzione, non c’è molta illuminazione, quando non li usiamo teniamo le luci spente”.
Sinceramente avevo un po’ di paura, no, forse esagero, ma un po' di timore, questo si, con tutte le storie che si sentono, vuoi vedere che mi ci sto ficcando in una di quelle???
“ma dai stupida, cosa vai a pensare, è solo gentile”.
Sinceramente quella era stata la prima impressione che ho avuto e difficilmente mi sbagliavo, speriamo non sia oggi.
Finalmente arrivammo, apri la porta con la chiave, mi fece accomodare.
“ecco può sedersi in questa fila di poltroncine, vedrà benissimo, anche se siamo in quelli più alti, tanto a lei non interessa la pellicola e, oltretutto, nessuno potrà vedere lei”.
Sistemai il cappotto nella poltroncina vicina.
“posso farle una domanda?”.
“certamente, può chiedermi quello che vuole”
“ma scusi possiamo parlare così tranquillamente?, non c’è il rischio che ci sentano?”.
“con il nuovo sistema surround ed effetti speciali, impossibile, a meno che non ci mettiamo a gridare”.
“mi permette di farle anch’io una domanda?”
“certo, cosa vuole chiedermi?”.
“perché una ragazza così attraente, viene a rinchiudersi in un cinema dove proiettano nulla di interessante, se non un vecchio cartone animato?”.
Aspettai un attimo a rispondere alla domanda, mi soffermai sulla parola “attraente”, cosa voleva dire che ho un corpo ben fatto, e se il corpo non fosse così “attraente?”, cosa avrebbe fatto?, mi avrebbe lasciato andare fuori al freddo?, non avevo la risposta, scacciai il pensiero e risposi.
“ha ragione, ma vede, ho un appuntamento con mia cugina per cena, di gironzolare per le strade con questo freddo, non me la sentivo, come non avevo voglia di rinchiudermi in un bar fino a quell’ora, tutto qui”.
“ci sono sistemi più piacevole per trascorrere il tempo”.
Aveva buttato l’amo con l’esca
“e quali sarebbero?”.
Ed io avevo abboccato, volevo vedere cosa avrebbe detto. cosa sarebbe successo????
“potrebbe giocare con questo”.
Nel dirlo si avvicinò, aveva il pene fuori dai pantaloni, illuminato dai bagliori dello schermo e dal fatto che avevo abituato gli occhi a quell’oscurità.
Probabilmente mentre parlavamo lui si era aperto la patta e lo aveva estratto, pronto a farmelo vedere, se avessi abboccato, pronto a rimetterlo al suo posto se avessi dato un’altra risposta.
Notai un’altra cosa, aveva lasciato la porta aperta, se avessi voluto avrei potuto andarmene, non mi aveva messo con le spalle al muro, nulla da dire, la mia impressione era giusta.
Ora stava a me fare la prossima mossa.
Osservai per un attimo quello strumento che prometteva piacere, non era molto grosso, ne lungo, una normale cappella non ancora paonazza, segno che non era ancora eccitato al massimo.
Feci la mossa.
Cominciai ad accarezzarlo, l’impressione visiva era giusta, non era molto grosso, anzi, lo trovavo di una normalità affascinante, non mi sono mai piaciuti i superdotati alla Siffredi.
Era quello che aspettava, mi lascio fare per un po'.
“aspetta un attimo”.
Lasciai andare il membro, andò alla porta, la chiuse a chiave.
“meglio essere tranquilli, non si sa mai, specialmente con l’impicciona della cassiera”.
Nel frattempo mi ero voltata a guardare la proiezione, c’era la regina che chiedeva allo specchio.
“chi è la più bella del reame”
A rispondere non fù la voce dello specchio, ma quella dietro di me.
“sei tu ragazzina”.
Era alle mie spalle, sentivo il pene spingere contro il fondoschiena attraverso il tessuto della gonna, notai che era passato al tu, sintomo di una intimità che riteneva avevo accettata.
Allungò le mani sul davanti, mettendole a palmo aperto sul seno,
“non porti il reggiseno?”
Sentivo l’alito sul collo.
“no”.
“sono piene e sode, come piacciono a me”.
“bugiardo, chissà a quante lo avrai detto, secondo me ti piacciono tutte”.
“hai ragione, ma giovani come le tue è da molti anni che non le accarezzo”.
“approfittane, chissà se ti capiterà ancora”.
“hai ragione, oramai devo accontentarmi di qualche bella donna matura”.
“uh!, a quanto pare ti senti sicuro di te”.
“sarai tu a giudicarlo”.
“va bene vediamo, fammi felice”.
Me le accarezzo per un lungo momento, fino a quando i capezzoli non furono duri come due piccole prugne, non ancora mature.
“bene, vedo che cominci ad eccitarti”.
Lo ero fin dall’inizio, quel suo parlare all’orecchio, mi faceva salire la libidine ancor di più, per non parlare che a palparmi le tette mi avrebbe fatto avere un’orgasmo, ma non gli dissi nulla, avrebbe avuto troppo vantaggio.
Tolse una mano, abbandonando il seno sinistro.
Sentii che armeggiava con il gancio della gonna.
Lo slaccio, fece scendere la cerniera.
La gonna cadde a terra, formando un cerchio attorno ai piedi.
Un momento dopo sentii il membro riappoggiarsi nel solco, ma questa volta era carne contro carne, con due dita lo allargo facendolo aderire meglio.
Cominciò un leggero su e giù, sfregando il pene, sul cordoncino del perizoma, non mi mossi, lasciai fare a lui.
Tolse anche l’altra mano, cominciò ad accarezzarmi i fianchi, le cosce, fin dove arrivava, poi risaliva, introducendo le mani nella camicetta, arrivando fin sotto le ascelle, fece questo percorso diverse volte, facendomi provare incredibili brividi, ecco perché amo le persone mature, ti si dedicano, non pensano a se stessi, ti amano con calma, ti fanno sentire donna, anche se sei una ragazzina, non hanno fretta, ti portano in paradiso, con l’accelerato e non con un treno superveloce.
Infine si dedicò alla camicetta, me la tolse, lasciandola cadere per terra, ero quasi nuda, avevo il perizoma, le autoreggenti, ah! e gli stivali.
Sentii il pene allontanarsi dal deretano, le mani accarezzarmi i fianchi.
Si stava inginocchiando.
Prese il perizoma dai lati, lo tiro verso il basso, fino alle caviglie, lo aiutai a farlo passare, ero completamente nuda, tutta alla sua mercè.
Si allontanò un po’ da me, lo sentii armeggiare, indovinai che si stava spogliando.
Fu svelto.
Lo risentii dietro, si appoggiò a me, il pelo che accarezzava le natiche e non solo quelle, era parecchio peloso.
Mi girai, volevo vederlo.
Eccolo lì, il mio uomo, con il guerriero eretto.
Cominciai ad accarezzarlo, giocando con i peli del petto.
Non mi lascio proseguire, mi abbraccio, incollo le labbra alle mie, introdusse la lingua, questa fù la scintilla che mi mandò in estasi, sapeva baciare molto bene, lo fece durare a lungo, rovisto ogni angolo della bocca. gioco con la lingua, la mordicchio, l’attirò, mi invitò nella sua bocca, la seguì, esplorai la sua bocca, le nostre salive si mescolarono.
Le mani continuavano ad accarezzare, le mie sul suo fondoschiena le sue sul mio.
Esco dalla sua bocca.
Piccoli baci sul collo, sul petto.
Amici, amiche, un po' di pazienza saprete il seguito nella prossima puntata.
Intanto godetevi un lunghissimo bacio dove più desiderate averlo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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